Le presenze femminili nell’arte elettronica emergono nel clima performativo degli anni settanta. Il tema del corpo come strumento di relazione e come simbolo di introspezione di identità spesso oscure e inquietanti,fortemente collegata alla body arte comunque ad artisti di entrambi i sessi ( si pensi alle opere di  Acconci e Nauman, tra gli altri) trova infatti particolari interpretazioni nei video di molte artiste.

Se Charlotte Moormann, la violoncellista che affianca Nam June Paik in alcune celebri videoperformance  ( come opera Sextronica del 1967 a New York che finisce con l’arresto di entrambi gli artisti per oltraggio al pudore,  o Tv Bra for Living sculpture, scultura vivente del 1969), svolge ancora un ruolo comprimario e di musa dell’artista, altre acquisiscono rapidamente una fisionomia originale e indipendente.

Esiti estremi sono raggiunti da Orlan che a partire dal 1990, dopo un’interessante attività di performer, si sottopone a una serie di operazioni di chirurgia plastica per modificare il corpo e il volto secondo un mixaggio di modelli desunti dalla iconografia femminile rinascimentale ed elaborati da un computer. Inventa così “l’arte carnale”, un autoritratto virtuale e intensamente fisico, e nello stesso tempo una critica implicita alle convenzioni della bellezza e dello sguardo, e una performance mediatica, poichè le operazioni (accuratamente allestiti con costumi, musiche e poesie) sono trasmesse in diretta e via satellite in varie gallerie d’arte contemporanea e registrate in video ( come quello riproposto sotto)  e fotografie.

testo: Silvia Bordini.