Testo: Silvia Bordini.

Nel 1969 il gallerista Gerry Shum annuncia la nascita di una galleria di tipo nuovo, dedicata alla trasmissione delle opere immateriali della video arte, la Fernseh Galerie di Dussendolf.

L’anno successivo Shum produce Identifications, proponendo la registrazione delle “azioni ” di numerosi artisti internazionali.

L’iniziativa  di Shum e le sue riflessioni sull’identità e la fruizione del video va a toccare il problema complesso dell’accoglienza da parte del sistema dell’arte di opere diverse dal solito, mobili, fluide, luminose sonore: caratterizzate da una componente tecnologica nuova di difficile gestione, da una temporalità specifica e perentoria, dalla immaterialità del supporto e, nelle videoistallazioni, da una flessibilità bei confronti di luoghi e contesti spaziali, cui si aggiunge l’imperativo della risposta del pubblico nei lavori interattivi. Opere, inoltre, ce non rientrano nel circuito commerciale degli oggetti artistici.