Le manipolazioni digitali di Dorian Rex (Elisa Ciregia).

A cura di Giulia De Val.

Dorian Rex (Elisa Ciregia) nata a Verbania, classe 1982, si fissa sulla manipolazione malata e incontrollata di foto di soggetti/oggetti indipendenti semanticamente ma che la sorprendono e che quindi  deve necessariamente mettere insieme per rispondere a una necessità interiore. Laurea Triennale in Informatica Umanistica, laureata in Grafica Interattività e Ambienti Virtuali presso l’Università di Pisa.

Giulia DeVal l’ha intervistata per spazio-concept.it

Cosa significa per te in termini “poetici” e (perché no) “politici” il processo del manipolare (anche digitalmente) nel senso di alterare?

Opero un’alterazione o modifica della realtà secondo la mia visione di essa dettata da esperienze vissute che influiscono sul mio modo di pensare.

Come lavori materialmente sulla manipolazione e cosa ti interessa di questo processo?

Difficilmente agisco in maniera “analogica” sull’opera. L’ho fatto in passato, ma credo che non userò più interventi post-digitali.

C’è un nesso tra il tuo lavoro sulla manipolazione e l’uso che fai dello pseudonimo? Che importanza ha per te e da dove viene?

Dorian Rex deriva da Dorico di Re, che in musica é un modo minore, malinconico ma con grinta. E’ connesso sia al mio lavoro di manipolazione sia alla mia personalità.

Sappiamo che lavori anche a partire da connessioni semantiche tra soggetti/oggetti, qual è il tuo rapporto con l’arte concettuale del passato? Mi viene in mente la famosa “mozzarella in carrozza” di De Dominicis, che invece di essere un concetto materializza in realtà delle parole…

Credo che qualsiasi movimento culturale, in questo caso, l’arte concettuale degli anni ’60, sia necessario per una maturazione di una propria individualità artistica. Anche quello che sembra essere più lontano dal proprio “sentire” in realtà può avere un’attinenza. E’ il caso della “mozzarella in carrozza” di De Dominicis: ha realizzato letteralmente una ricetta e il risultato è un’opera d’impatto. Da un’idea diffusissima e conosciuta ha creato qualcosa di nuovo. Io credo personalmente di aver assorbito il concetto, mi ci sento vicino, ma il “modo” di renderlo è assai diverso.

Nel tuo processo ti ritrovi inevitabilmente a contestualizzare/decontestualizzare, qual è il tuo approccio personale a questa pratica?

Sì, mi piace lavorare sulle connessioni fra gli oggetti, definendo soggetti, creando relazioni nuove. Fotografo ciò che mi colpisce, in posti e contesti totalmente diversi (che è importante per me aver vissuto e visto dal vivo), mettendoli assieme, seguendo la logica dettata dall’idea, creando nuovi mondi e atmosfere.

Quali nuovi progetti vedremo prossimamente?

La parola progetto per me ha un significato negativo. Non mi piace rinchiudermi in una idea prefissata. Mi piace il guizzo e l’improvvisazione dell’idea, la sua fluidità e naturalità.