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Nelle opere di Francesca Lolli c’è tutto.

O meglio, c’è tutto quello che siamo liberi di vedere ( se lo saremo davvero).

Francesca Lolli,  origini perugine ma da anni a Milano, è una delle artiste più interessanti per le tematiche poste.

 

Ha realizzato- tra l’altro- un interessante documentario su un  Andres Serrano, famoso fotografo newyorkese.

Con travestimenti e scenografie raffinatissime e ai limiti del maniacale ( Francesca è – tra l’altro- laureata  in scenografia all’Accademia di Belle Arti  a Perugia), l’artista si presenta agli occhi del pubblico sotto forma di un agente disturbante.

Che si tratti di una semplici immagini o di still video, Francesca Lolli ci pone degli interrogativi, come ad esempio quando si concentra sulla condizione della donna, oggi.

Ne viene fuori un video loop inquietante nel quale  una voce atona ripete ossessivamente alcuni clichè che accompagnano ancora oggi la condizione femminile rivisti in modo personalissimo mentre ad ogni frase si accompagna l’immagine di una bambola di pezza diversamente danneggiata.

La contraddizione che è presente in ciascuno di noi diventa nei lavori di Francesca Lolli un sottile e affascinante territorio esplorativo, un equilibrio artistico che nasce da tutto ciò che vorremmo essere ma che soltanto in parte siamo.

Dentro, fuori. Liscio, ruvido. Uomo, Donna. Tutto o niente.

Come in un dramma antieroico in versione contemporanea, lo spettatore rimane sempre sospeso ed interdetto, come messo alla prova in tutti i limiti che la società solidifica sulla nostra pelle.