NicoNote (It/A) è l’alias artistico creato nel 1996 da Nicoletta Magalotti (1962) performer, autrice e artista trasversale nota per la sua vocalità che si muove liquida tra i generi e i formati. NicoNote agisce nei territori di musica, teatro, installazioni e clubbing con produzioni artistiche e curatele. Dalla new-wave italiana con i Violet Eves al teatro di Romeo Castellucci e Socìetas Raffaello Sanzio passando per il Morphine Club del Cocoricò e il teatro musicale di Francesco Micheli, la sua ricerca vocale spazia tra la pratica musicale e teatrale, guidata dall’ incontro con maestri quali Gabriella Bartolomei, Yoshi Oida, Roy Hart Theatre, Akademia Ruchu, Tiziana Ghiglioni, Francois Tanguy. Ha all’attivo una intrigante discografia dal 1985 ad oggi con tour musicali e teatrali in tutta Europa, Canada, Israele, Argentina, Brasile. Recentemente ha pubblicato l’album Limbo Session Vol I con il producer Wang Inc. per Rizosfera, Rough Trade (UK) 2021, progetto tra voce, poesia, improvvisazione. Collabora con etichette come New Interplanetary Melodies, Kuro Jam recordings, Lady Day Rec, Music from Memory (NL), DSPPR records (UK) e conduce regolarmente masterclass sulla voce. Syntonic è il suo programma mensile su Radio Raheem.

La tua ricerca si muove in un terreno molto ampio tra il teatro, le arti performative e la musica. Quali sono le pratiche di libertà che ti permettono di spaziare, tenendo al centro la voce?
Paradossalmente è proprio il fatto di essere un’artista outsider e nascosta. Non escludo generi né ambiti. Ad un certo punto del mio percorso ho scelto la sparizione, ho abbracciato una dimensione laterale sotterranea nel procedere. Ciò mi permette e mi spinge a cercare sempre nuove intuizioni per manifestarmi. Ogni progetto ha la sua cifra, ha il suo respiro. Questo è il fulcro del mio lavoro. Seguo la mia motivazione, la coltivo con
grande cura dandole uno spazio fondante nella mia pratica. Questo sprigiona spazi di libertà che nel tempo sono divenuti una condizione necessaria, raggiunta con fatica e con coraggio. È la motivazione a guidarmi e a segnalarmi il cammino. A indicarmi la pertinenza e con quale sguardo affrontare i vari progetti. E da lì con una ars combinatoria direi intuitiva e attenta, il mio focus di volta in volta si chiarisce consentendomi di affrontare i territori più disparati. Il punto è tenere la motivazione come bussola per individuare la giusta cifra. Né bella né brutta, ma esatta. Giusta.
Sei stata Cassandra nell’Orestea (una commedia organica?) di Castellucci, cosa porti con te di questa esperienza? Cassandra è colei che è destinata a non essere ascoltata, cosa vuol dire secondo te essere ascoltati oggi?
Mi fa piacere che citi quello spettacolo. Essere parte dell’Orestea è stato davvero molto potente. Una occasione direi viscerale e seminale. Tutto, dall’esperienza della costruzione del personaggio alla dimensione umana, una occasione incredibile. Potente da un punto di vista teatrale come performer e umanamente, ancora c’è amicizia con alcuni attori e attrici di allora. Sono legami forti che non si possono descrivere a parole. Lo stesso vale per la relazione con Romeo e tutto il nucleo storico della Societas, un senso di appartenenza. Di valori condivisi, molto forte. La situazione del ’95 quando costruimmo lo spettacolo era davvero lontana anni luce da oggi, molto archetipica, erano tempi eroici. Solo per farti un esempio al Teatro Comandini non c’era il riscaldamento. Romeo allora non era ancora l’astro del teatro mondiale che conosciamo oggi, per me è sempre stato un genio, fu per questo che accettai subito di dedicarmi allo spettacolo concedendo la nudità, al tempo non scontata e direi rivoluzionaria per la sua particolarità. Porto con me la forza propulsiva di centinaia di repliche in giro per il mondo, un capolavoro della storia del teatro europeo. Cassandra l’inascoltata. Il destino di una lingua inascoltata. Oggi l’ascolto è più che mai qualcosa di prezioso. Cosa vuol dire? Ci sono angoli, nicchie appartate dove intercettare l’ascolto. Non è facile trovare questa attenzione. Ascoltare è qualcosa che supera il sentire, lo comprende. Ascoltare è abbracciare il suono e lo spazio del suono. È anche
avvertire il proprio pensiero mutare, attraverso l’ascolto. Oserei dire, finalmente trovare il silenzio. Ecco ascoltare oggi è trovare il silenzio.

Parlando di un’altra figura vorrei chiederti, come è nato il tuo amore per Ildegarda di Bingen e con quale approccio hai iniziato a lavorare su di lei?
Ho incontrato Hildegard negli anni della adolescenza studiando il medioevo, mi colpi subito, prima come figura incredibile, una donna di quel tempo che incontrò sia l’imperatore, il potere temporale, che il papa, il potere religioso. Trovò la forza e l’ispirazione la determinazione per relazionarsi ad entrambi. Poi mi impressionò la mole di pensiero e di ispirazione letteraria e di ricerca interdisciplinare che ella produsse. Sia in
campo teologico che nella medicina naturale e sulla produzione musicale. Insomma questa figura di donna dell’alto medioevo della Germania del nord che si erge a gigante della cultura occidentale, il suo essere donna in un mondo di uomini, l’ho sempre trovata fantastica! La santa della luce. Questo suo legame con il divino, con il cosmo, rivela con forza un legame indissolubile con la luce. Le sue visioni sono costellate di luce…e questo mi ha sempre affascinato. Poi succede che nel 2003 raccolgo l’invito di Roberto Cacciapaglia a presentare un mio lavoro a Milano, per una rassegna curata da Don Luigi Garbini, musicista compositore che a San Marco in Brera ospitava una rassegna di musica sacra ‘contaminata’ nei suoni e nelle proposte. Fu in quella occasione che ho deciso di fare qualcosa su Hilde. Non un recital ma un lavoro, una perfomance sonora che avesse una drammaturgia, che evocasse Hilde, con suono elettronico parole voce. In quel periodo collaboravo con i dj e producer Mas Collective. Il mio approccio era ed è di grande rispetto per la materia sacra, ma non è un concerto di musica sacra. L’approccio non è filologico ma evocativo, viscerale. Una ricerca per trovare una lingua mia, personale che potesse contenere tracce di Hilde. Un lavoro sulle sue tracce. Ne è nata una suite per voce ed elettronica dal titolo REGOLA. In questo periodo sto registrando proprio questo lavoro, che ho ripreso in mano nel 2020 durante la pandemia, dopo 20 anni. Un rework, una rielaborazione, con suoni immersivi a cura del compositore e sound artist Demetrio Cecchitelli, in studio con il producer Dani Marzi. Diventerà un album per New Interplanetary Melodies di Simona Faraone, che si è innamorata del progetto e lo vuole sulla sua etichetta. Sono molto emozionata. Un progetto a cui tengo particolarmente.

Lavori anche nel mondo del club con live set, cosa ti interessa o diverte maggiormente di questa dimensione?
Fin dagli anni ’80 ho avuto varie opportunità e interesse a lavorare nel clubbing in Riviera, anche collaborando alla creazione di esperienze singolari come il Lady Godiva al Grand Hotel di Rimini, Insomnia alle Navi di Cattolica il Lili Marlene a Misano Santamonica, il Morphine al Cocoricò di Riccione, fino ai primi anni zero. Poi ho continuato portando formati ibridi dj-set / live set -clubbing oriented, a lato della mia ricerca più drammaturgica, creando eventi itineranti o site specific come Squat Night, In Limbo musica+clima, Domenica Facile, Foyer!, Cabiria Happy house. Inizialmente ciò che mi interessava era lavorare sullo spazio, sulla creazione di luoghi liberi, luoghi di ibridazione dei generi e degli stili. Intrattenimento con incursioni di qualità artistica di culto. Ho preferito luoghi forse nascosti, come ad esempio il Morphine, che poi nel tempo, hanno assunto forza, diventando punti di riferimento. Un approccio installativo con un certo dosaggio clubbing. Sì, Club, come meliting pot di culture, punti di vista, luogo dove le tendenze si mescolano, scomparendo e assimilandosi tra loro. Il mio stare nel Clubbing va dalla metà degli anni ’80 alla metà degli anni zero. Un percorso che porto con me. Musica, clima e condivisione, sono elementi per me sempre molto importati. Su questa base si fonda ad esempio il progetto Limbo Session, un live particolare, che proprio con questo titolo regalavo agli ospiti del Morphine e che ora ripropongo come ‘’performance di clima sonoro’’. Un concerto improvvisato, per voce, parola poetica, elettronica, che propongo insieme al producer Wang Inc. Una sorta di laboratorio sonoro d’autori, sospeso tra poesia, sperimentazione e dancefloor. Questo è ora anche una produzione discografica, l’album Lp in vinile 33 giri, si intitola Limbo Session vol 1 (Rizosfera, Rough Trade 2021). Un flusso di suono nello spazio. Reale o immaginato. Un progetto Post Clubbing, ibridato, non codificabile. E questo mi diverte molto.
Da anni porti avanti diversi progetti per la formazione, cosa ti preme trasmettere rispetto alla vocalità e alla multidisciplinarietà?
Mi preme lavorare con gli allievi sulla identità artistica e vocale di ciascuno. Mi interessa valorizzare e tirar fuori il meglio da ognuno, far emergere la consapevolezza della propria specificità. Far trovare la propria voce agli allievi, focalizzare la relazione corpo voce spazio e pensiero, e segnalare un metodo di discernimento nell’ascolto e nella composizione. Mi metto a servizio di ciò che il materiale umano che ho davanti mi richiede
e cerco di essere stimolante per far progredire e per cercare sempre nuove piste di ricerca. Questo vale anche per me, la relazione allievo maestra è reciproca, crea energia laddove ne cedi all’altro, in maniera direttamente proporzionale. In questo senso mi attivo a tutto tondo, ogni lezione è differente dall’altra. Ci sono molto territori da indagare, non solo la voce, per poter entrare in connessione con il proprio strumento, ogni allievo porta con sé il suo filo. Per ognuno di noi c’è sempre una nuova domanda da ‘trovare’. In realtà cerco proprio nuove domande, sono loro ad aprire piste inattese. Ho una base di lavoro a Bologna presso lo Studio Spaziale di Roberto Rettura, dove incontro i miei allievi in percorsi individuali. Durante il 2020 ho iniziato anche percorsi on line, ho allievi da tutta Europa, e questo è molto divertente. Anche bizzarro. Talvolta
quando mi viene chiesto propongo workshop di gruppo su focus specifici. Per me è sempre molto avvincente trovarmi a trasmettere il mio know-how e metterlo a disposizione, mi entusiasma avvertire il processo di crescita negli allievi. Mi piace molto e lo sento una fonte di ispirazione e creatività. Un’altra esperienza molto interessante è quella insieme alla bravissima Monica Benvenuti, soprano lirico voce per Sylvano Bussotti
e interprete contemporanea raffinatissima. Insieme abbiamo creato un laboratorio sulla vocalità contemporanea, a Firenze col sostegno di Tempo Reale. Si tiene annualmente in forma di workshop. Il laboratorio si chiama Voci possibili, sì perché siamo tante voci, tante tessere, frammenti di voci, anche lontanissime. La voce che è aria, non si tocca, ma tocca, colpisce, si relaziona all’esterno, è un processo
fisico-anatomico eppure va nell’anemico, nel corpo sottile, sollecita il mondo delle emozioni. Voce ballerina dell’aria, strumento che non si può riporre nell’astuccio dopo le prove, si utilizza anche nel quotidiano. Come dice Berio ‘indagare sulla voce è come sbucciare una cipolla, c’è sempre un nuovo involucro da scoprire’.

A quali nuovi progetti lavorerai nel prossimo futuro?
In divenire … L’album che raccoglie il lavoro su Hildegard von Bingen tratto dalla perfomance sonora Regola. Uscirà per New Interplanetary Melodies nel 2024. Come dicevo sto ultimando la registrazione del disco, poi vorrei focalizzare anche sulla performance per proporla con più incisività. Poi è in nuce una performance-storytelling dedicata allo scrittore Thomas Bernhard, insieme al saggista Luca Scarlini, col quale ho
sviluppato un dialogo più che decennale, creando negli anni progetti di storytelling tra suono e letteratura, dal barocco al gotico, da Satie a Ingeborg Bachmann. La serata dedicata allo scrittore austriaco verrà presentata al Festival Intermittenze a Riva delGarda in settembre. In un futuro approssimativamente non lontanissimo poi, vorrei proseguire la ricerca con Wang Inc per un secondo volume di Limbo Session con edizioni
Rizosfera, chissà magari anche con ulteriori sinergie sonore, ma senza fretta e senza scadenze… Proseguo il percorso su Radio Raheem con il mio programma Syntonic, appuntamento mensile, libero, ibrido, sempre differente. Sintonizzatevi! … e grazie per l’interesse. A presto, Nicoletta Magalotti aka NicoNote
