Ascoltare l’industria.
Sound art per il centenario di Porto Marghera
| Autore: Michele Palozzo |
Ogni progetto dedicato a un determinato spazio deve fare i conti con la sua identità, sia per riaffermarla che per discostarsene, “rivestendolo” di una connotazione inedita. L’area industriale di Porto Marghera ha attraversato un secolo di storia italiana costituendo un punto nevralgico per la raffinazione petrolchimica prima, e in seguito per il settore terziario e la logistica. Un luogo che, al di là dei cambiamenti subiti nel tempo e i tentativi di riqualificazione, rimane ancora oggi “intriso di storie di lavoratori, di conquiste sociali, di emancipazioni, di prese di coscienza”.
Al centro delle iniziative promosse dal comitato per le celebrazioni del centenario di Marghera si pone “INDUSTRIÆ”, allestimento espositivo presso il Padiglione Antares (VEGA – Parco Scientifico Tecnologico di Venezia) visitabile fino a maggio 2018. In questo contesto – a fianco di pannelli, materiali tecnici e montaggi video – si può fare esperienza dell’intervento installativo di Enrico Coniglio e Nicola Di Croce, collaboratori di lunga data in territorio veneto e nazionale con il progetto Tavoloparlante, innovativa proposta di performance para-musicale collettiva e talvolta partecipativa.
Con un approccio simile in termini di accessibilità da parte del pubblico generalista, i due sound artist hanno ideato e realizzato un’esplorazione delle sorgenti sonore che permeano le varie parti del complesso industriale, siano esse frutto dell’azione umana o dei macchinari in azione.
Non è banale sottolineare, anzitutto, l’esclusività che caratterizza la registrazione di questi materiali: le autorità portuali hanno infatti rilasciato un permesso speciale che ha consentito a Coniglio e Di Croce l’accesso a banchine e piazzali esterni – in fase di temporaneo inutilizzo o di trasformazione – così come ai luoghi di produzione ancora oggi attivi, previa dotazione di tute, occhiali protettivi e altri equipaggiamenti per la sicurezza. La riservatezza dei procedimenti industriali e degli impianti esige, inoltre, che alle riprese audio non si accompagnino documentazioni d’altro tipo: gli scatti fotografici qui presentati sono a opera di Giorgio Bombieri, il quale a sua volta ha ottenuto il consenso per ritrarre determinati comparti e scorci nei quali il pubblico non può normalmente addentrarsi.
Proprio per rendere omaggio, per “salvaguardare” l’identità del Porto e il carattere inedito delle registrazioni – in seguito mixate con materiali audio d’archivio – i due autori hanno scelto di adottare un approccio in cui le scelte artistiche non si impongono sul risvolto documentario del progetto, andando piuttosto a creare un dialogo fruttuoso tra l’arte del field recording, memoria storica e didattica.
La rigorosa verosimiglianza dei campioni audio non è comunque esente da equalizzazioni selettive per far emergere determinati dettagli, così come l’uso di microfoni ambientali oppure direzionali cambia l’intento e la resa della registrazione. In questo modo, anche nella fedeltà al referente acustico entra in gioco l’ascolto “relazionale” immaginato dall’artista, da intendersi come (im)possibile oggettivazione di un’esperienza d’ascolto soggettiva.
Con l’obiettivo di tratteggiare un ricco e mutevole soundscape a diffusione multicanale, nell’enorme spazio espositivo di circa 1600 mq è stato poi distribuito un sistema di dodici speaker, dieci dei quali riproducono ciascuno una sola traccia audio riprodotta in loop. Similmente alle opere fondanti del minimalismo di Steve Reich, le durate variabili dei pattern sonori producono intrecci e sovrapposizioni randomici e sempre nuovi, simulando la discontinuità degli stimoli che possono attraversare il raggio uditivo di un visitatore nel mezzo degli stabilimenti.
A margine del padiglione, in una sezione più raccolta rispetto al paesaggio sonoro in diffusione, sono stati posizionati due speaker destinati alla riproduzione di una traccia stereofonica dal carattere narrativo: alcune sedie puntano sul buio per invitare a una condizione d’ascolto più intima e immersiva, un flusso sonoro stratificato poggiante su bordoni ambientali lenti e morbidi, atti a proiettare le suggestioni precedenti in un orizzonte astratto ed emozionale.
Con modalità diverse, dunque, il linguaggio compositivo di Coniglio e Di Croce si avvicina a un’idea di fruizione condivisa capace di accomunare i visitatori occasionali, i professionisti della sound art e coloro che hanno fatto, vissuto in prima persona l’identità originaria del complesso industriale, custodi primari della sua memoria sensoriale oltre che storica.
Un progetto di Enrico Coniglio e Nicola Di Croce
per la mostra temporanea INDUSTRIÆ
Padiglione Antares (VEGA), ottobre 2017 – maggio 2018
nell’ambito di Porto Marghera 1917–2017
promosso dal Comitato per le celebrazioni del centenario di Porto Marghera
in collaborazione con il Comune di Venezia e MiBACT
Allestimento a cura di Studio 120 Grammi, laboratorio di architettura
Fotografie | Giorgio Bombieri, courtesy Comune di Venezia
Michele Palozzo è critico e curatore musicale indipendente. È redattore stabile della webzine Ondarock.it, per la quale coordina la sezione altrisuoni. È co-fondatore e direttore artistico del progetto culturale Plunge, attivo a Milano nell’ideazione e organizzazione di concerti ed eventi performativi dedicati alle più interessanti espressioni sonore contemporanee.