AudioHackLab – autocostruzioni, open source e pratiche collettive.
Testo: Giulia De Val
La nostra attenzione oggi va all’AudioHackLab, un collettivo nato da un’idea di Andrea Reali, animato dalla passione per l’autoproduzione in campo audio e dalla necessità di condividere conoscenze, pensieri e pratiche artistiche che ha sede al FabLab Torino, associazione votata a sua volta alla condivisione di tecnologie legate alla prototipazione rapida. Quello a cui ci interessa andare a fondo è il significato che assumono i processi collettivi in relazione a un sapere tecnico e tecnologico nelle molteplici possibilità che caratterizzano il mondo DIY e quali differenti letture del concetto di open source possono essere attivate in base a linguaggi differenti. Quella che segue è un’intervista a una pluralità di voci di AudioHackLab, in particolare quelle di Tito Castelli, Francesco Pasino, Elia Pellegrino (AKE) e Giorgio Alloatti (M_oo) che purtroppo non restituisce al lettore il caratteristico sapore di questo genere/specie protetta di musicisti/makers quando si trovano in gruppo, ma che è ugualmente densa di concetti e racconti di ciò che avviene al FabLab Torino.
Our attention today goes to AudioHackLab, a collective born from an idea of Andrea Reali, animated by the passion for DIY in the audio field and the need to share knowledge, thoughts and artistic practices that is based at FabLab Torino, an association dedicated to sharing technologies related to rapid prototyping. What we are interested in is the meaning of collective processes in relation to technical and technological knowledge in the many possibilities that characterize the world of DIY and which different readings of the concept of open source can be activated according to different languages. What follows is an interview with a plurality of AudioHackLab voices, in particular those of Tito Castelli, Francesco Pasino, Elia Pellegrino (AKE) and Giorgio Alloatti (M_oo) that unfortunately does not give back to the reader the characteristic taste of this kind of musicians/makers when they are in a group, but who is equally full of concepts and stories of what happens at FabLab Torino.
Sebbene abbia preferito lasciare la parola agli altri membri di AudioHackLab non possiamo non spendere qualche parola sul suo ideatore, Andrea Reali aka Pangrus. Andrea Reali ha iniziato la sua attività musicale nel 1984 come cantante del gruppo post punk Meursalt, maturando in seguito un forte interesse per gli strumenti elettronici. Dal 1990 al 1995 ha curato le colonne sonore per i film di Lucio Lionello e Alessandro Tannoia. Dal 2004 al 2006 ha collaborato con le compagnie teatrali Senza Confini di Pelle e JeanMarieVolontè, mentre continuava la produzione solista usando il nickname Pangrus. Dal 2009 al 2017 ha costruito dispositivi elettronici rumorosi usando il nome Kinetik Laboratories e nel 2014 è approdato alla fondazione dell’AudioHackLab.
Although he preferred to leave the floor to the other members of AudioHackLab, we want to speak a bit about its creator, Andrea Reali aka Pangrus. Andrea Reali started his musical activity in 1984 as a singer of the post punk band Meursalt, later developing a strong interest in electronic instruments. From 1990 to 1995 he edited the soundtracks for the films of Lucio Lionello and Alessandro Tannoia. From 2004 to 2006 he collaborated with the theatre companies Senza Confini di Pelle and JeanMarieVolontè, while he continued his solo production using the nickname Pangrus. From 2009 to 2017 he built noisy electronic devices under the name of Kinetik Laboratories and in 2014 he founded the AudioHackLab.
Domanda di rito, banale ma necessaria. Com’è nato AudioHackLab e come lo descrivereste?
Tito Castelli: nel 2014 Andrea Reali e Giacomo Leonzi si confrontano e sentono l’esigenza di costituire un gruppo di persone che si occupino di audio in maniera non convenzionale, non solo interessati alla costruzione di amplificatori, pre amp o l’effettino da chitarra… ma interessate alla manipolazione del suono in senso più ampio (dall’analogico al digitale, da ciò che può essere fatto a mano a ciò che necessita di tecnologie come il taglio laser o la stampa 3d). Il FabLab Torino era un posto in cui erano presenti le attrezzature necessarie per questo tipo di approccio e sia Andrea che Giacomo avevano avuto delle esperienze lì, quindi la scelta è stata naturale. Dopo qualche incontro si è creato un gruppo di otto persone che, almeno per il primo anno, è stato lo zoccolo del collettivo. Collettivo che nasce con l’idea di essere assolutamente open: ognuno può portare dubbi, idee e curiosità che vengono confrontati in maniera orizzontale, ognuno è docente e discente a seconda delle occasioni. In questi anni abbiamo visto decine di persone passare per frequentare i nostri workshop, venire per un periodo, scomparire per poi riapparire dopo tempo, un po’ come succede in molti collettivi.
First question, trite but necessary. How was AudioHackLab born and how would you describe it?
Tito Castelli: in 2014 Andrea Reali and Giacomo Leonzi confront and feel the need to form a group of people who deal with audio in an unconventional way, not only interested in the construction of amplifiers, pre amps or guitar effects … but interested in the manipulation of sound in the broadest sense (from analog to digital, from what can be done by hand to what requires technologies such as laser cutting or 3d printing). The FabLab Torino was a place where there were the necessary equipment for this type of approach and both Andrea and Giacomo had had some experience there, so the choice was natural. After a few meetings a group of eight people was created which, at least for the first year, was the basis of the collective. The collective was born with the idea of being absolutely open: everyone can bring doubts, ideas and curiosities that are compared horizontally, everyone is a teacher and learner depending on the occasion. In recent years we have seen dozens of people come to attend our workshops, come for a while, disappear and then reappear after time, a bit like it happens in many collectives.
Pratiche collettive e pratiche collaborative. Volevo riflettere con voi sulla differenza di questi due approcci a partire da una parola che in Italiano non esiste, “autorship”, forse traducibile con “autorialità”. Se nelle pratiche collaborative si tratta di singolarità che lavorano insieme a un progetto rimanendo due autori, le pratiche collettive hanno forse in sé qualcosa di diverso e più radicale. Come lavorano insieme i makers/musicisti di AudioHackLab?
Tito Castelli: Ci sono entrambe le componenti: collaborazioni di singoli individui (su singoli progetti o istallazioni) e momenti in cui i partecipanti collettivizzano le loro competenze per qualcosa di più ampio. Sicuramente, però, essere all’interno di questo collettivo ha dato a ognuno di noi un vantaggio sul proprio lavoro personale sul lungo periodo. Purtroppo gli esseri umani hanno i difetti degli esseri umani e qualsiasi forma di assembramento (dalle associazioni alle aziende) prima o poi corre il rischio di essere schiacciata da vari atteggiamenti (come la prevaricazione o la passività). Il “collettivo” è una forma teorica, difficile da raggiungere ma a cui si può tendere in maniera asintotica.
Collective practices and collaborative practices. I would like to reflect with you on the difference of these two approaches starting from a word that does not exist in Italian, “autorship”, perhaps translated as “autorialità”. If in collaborative practices it is a matter of singularities that work together in a project, remaining two authors, collective practices may have something different and more radical in them. How do the makers/musicians of AudioHackLab work together?
Tito Castelli: There are both components: collaborations of single individuals (on single projects or installations) and moments when participants put together their skills for something wider. Surely, however, being within this collective has given each of us an advantage over our own personal work in the long run. Unfortunately, human beings have the defects of human beings and any form of aggregation (from associations to companies) sooner or later runs the risk of being crushed by various attitudes (such as prevarication or passivity). “Collective” is a theoretical form, difficult to reach but which can be asymptotically tended to.